umberto_aquila

Sunday, February 25, 2007

Giovedi

IFPO

La prima notte ad Aleppo l'abbiamo passata in un ostello piuttosto freddo ma la seconda siamo stati felici ospiti della fantastica foresteria dell'IFPO, l'Institut Francais du Proche-Orient.
Credo si tratti di una antica casa di famiglia ricca. E' molto vicina al centro, ad una estremita' del mercato ed e' estremamente ben curata. Al centro c'e' un delizioso cortile con fontana e panchine in pietra ed abbiamo apprezzato molto una camera ben riscaldata e l'ampia cucina.

Mercoledi

C'est rien!

Paola, mia sorella, e' arrivata martedi' sera e mercoledi' doveva cominciare il nostro piccolo tour della Siria. Sfortunatamente avevo male ad un piede e preoccupato che potesse aggravarsi mi sono fatto accompagnare dal dottore. Gli spiego nel mio incerto francese (tra le altre cose tendo a confodere "avoir mal" e "avoir du mal") il mio problema. Lui da un'occhiata, tasta il mio piede per tre secondi e mi dice che non e' niente. Ora, io per lavoro mi occupo di cose semplici e se qualcosa non va ci vuole tempo a capire il problema. Per questo rimango assolutamente stupefatto della sicurezza dei medici (J'ai vraiment du mal a comprendre). Esco dall'ambulatorio con una prescrizione per del Voltaren in pillole e del paracetamolo.
Si parte!

La prima tappa e' Aleppo a circa quattro ore di autobus.
Non critico in generale gli autobus siriani ma mi da un po' fastidio che durante il viaggio l'aiutante del conducente spruzzi in giro deodorante per ambienti.

Martedi

Il taxi e il minibus

Un po' fuori Damasco c'e' una moschea (Saidna Zeinab) molto amata dai fedeli e ci sono andato in taxi. Durante il tragitto il conducente ha accostato per comperare un te. Io, reduce da un precedente soggiorno a Delhi, non mi sono affatto stupito. Sono stato invece sorpreso quando il tipo mi ha offerto il bicchiere di Lipton. Io ho rifiutato gentilmente ma, fino a che lui non ha cominciato a bere, ho avuto il dubbio di aver sprecato una tazza di te. Mi hanno poi spiegato che il te non era affatto per me ma che e' usanza fare questa messinscena. Quando mi accaduta la stessa cosa con mia sorella l'autista ha molto insistito perche' sorseggiassi la sua cioccolata calda.


Non so a quando risalga questa moschea: cio' che si vede ora e' moderno, colorato, splendente e in forte contrasto con le brutte case intorno. La stanza centrale e' quasi interamente tappezzata di specchi sfaccettati. Davvero inguardabile.


Al ritorno niente taxi. Forte di un pezzetto di carta con Damasco scritto in arabo, ho voluto viaggiare, come i siriani, in minibus, un furgoncino con una porta scorrevole laterale che trasporta una dozzina di persone.


I minibus sono alla base del servizio pubblico, o meglio condiviso, siriano. A Damasco sostituiscono i bus urbani ed hanno alcuni vantaggi del taxi. Viaggiano, infatti su itinerari fissati ma e' possibile salire e scendere in ogni punto del tracciato. Per sapere quale minibus prendere occorre leggere le destinazioni che sono scritte in arabo su una piccola insegna luminosa sul tettino.


Il prezzo da pagare non dipende dalla distanza e va pagato al conducente direttamente in moneta. Quando il minibus e' affollato si passa la propria quota a qualche altro passeggero che si occupera' di farla arrivare al conducente. Nelle ore di punta il viaggio e' tutto un susseguirsi di colpetti sulle spalle, passaggio di monetine e apri e chiudi della porta.


Si puo' prendere il minibus anche per andare da una citta' all'altra e io l'ho fatto per andare con mia sorella da Homs a Palmira (Tadmor). Dopo aver comprato i biglietti abbiamo dovuto aspettare tantissimo che ci fossero abbastanza passeggeri per riempire il minibus. A questo punto un tipo arrogante pretende che mia sorella rinunci al posto davanti perche' non voleva sedersi con la gente comune e i loro pacchetti.


L'hammam (ovvero il bagno turco)

Nel pomeriggio sono di nuovo in giro con Francois, un gelato al pistacchio e l'hammam.
Il miglior gelato di Damasco si compra in una delle strade principali del mercato. C'e' un solo gusto e il servizio e' rapidissimo ma c'e' una folla da fare invidia alla Bottega del Gelato di Pisa. In un grande cono c'e' un morbido gelato alla panna, il pistacchio e' aggiunto sopra a scaglie. Ve lo consiglio vivamente assieme a tantissimi dolci locali che non sono sfuggiti al grande goloso che sono.

L'hammam e' una istituzione ben consolidata in Siria ed in genere ci sono orari per gli uomini ed orari per le donne. Per un occidentale sono molto economici e davvero gradevoli.
I lavaggi cominciano in una stanza piena di vapore. Sulle pareti ci sono dei lavandini bassi di pietra. Cinti di un panno, sapone di aleppo alla mano ci si siede per terra e ci si comincia a lavare. Per spugna si una un fascio di qualche fibra vegetale. Il vapore entra nella stanza principale passando per una stanzetta adiacente con una piccola panca. Quando ci si e' abituati a respirare il vapore della stanza grande vien davvero voglia di sostarci un po'.

Al bagno di vapore segue il body scrub. Un tizio ti fa stendere per terra, ti bagna e poi ti strofina energicamente da ogni lato con un guanto ruvido. Poi ti insapona, ti risciacqua e se hai voglia sei pronto per il massaggio.

Si termina il bagno con una doccia fredda e c'e' un tipo incaricato di toglierti dai fianchi l'asciugamano bagnato e cingerti con uno asciutto. Nell'ampia sala d'ingresso dell'hammam un'altra persona ti cambia di nuovo l'asciugamano e ne aggiunge un altro sul busto, poi ti fa sedere su un divano e completa il rito coprendoti con altri due panni colorati. A questo punto, mentre aspetti di essere asciutto puoi prendere qualcosa da bere, magari una Ugarit cola.

Lunedi

I negozi

Ho venduto l'anima del mio cellulare ad una compagnia telefonica olandese. Per questo in Siria mi occorreva un altro apparecchio. Ho chiesto in un negozio di computer e' ho potuto assistere alla semplice mimica siriana del “no”: gli occhi si muovono leggermente verso l'alto, tutto qui.

Quando capito finalmente in un negozio che vende cellulari trovo un negoziante anziano che fa durare l'acquisto un'eternita' e mi lascia il suo biglietto da visita nel caso avessi dei problemi e volessi contattarlo. Oltre ad avere un nuovo telefono ora so che gli arabi non usano quelli che noi chiamiamo numeri arabi, usano invece, a quanto mi hanno detto, i numeri indiani. Io saro' ignorante ma il mondo e' quanto meno bizzarro.


Dopo aver visitato il museo archeologico di Damasco, dove ci sono reperti di Ebla, Ugarit, il primo alfabeto che si conosca e alcune splendide ceramiche mi perdo, non proprio intenzionalmente, per la citta'. Mi dico sempre che per visitare davvero un posto e non correre dei rischi bisogna avere un'aria disinvolta. Per questo non guardo la cartina e finisco in un quartiere di periferia.

Il commercio qui a Damasco e forse in molte citta' arabe e basato sull'avere merci diverse in strade o quartieri diversi. Ad un tratto, dopo essere passato davanti a dieci officine meccaniche mi sono ritrovato nel quartiere dove si vendono motori e macchine da cantiere. Ci sono sia sporche botteghe con vecchi motori di camion che ferramenta pulite ed eleganti piene di utensili scintillanti.


Anche nel mercato la frammentazione per categorie di merci e' ben marcata. Ci sono il negozio di nastri adesivi (di ogni tipo ma solo nastri adesivi), quello di corde e spaghi e quello dedicato al mondo delle molle.


Passeggiando tra le botteghe in una galleria di lamiere ancora bucate dalle mitragliatrici francesi di decenni orsono ho trovato altre cose che mi hanno sorpreso: gradi confezioni di imbottiture per il seno e i negozi di finti profumi di marca. Qui centinaia di bottigliette riportano in arabo nomi come Chanel o Davidoff. Basta aggiungere dell'alcol per ottenere il profumo alla giusta concentrazione e che importa, in fondo, la bottiglietta del designer?

Domenica

Francois

Francois ha la madre egiziana, ma e' francese ed un ottimo ospite. Nei miei primi tre giorni in Siria e' stato lui a prendersi cura di me. Ci eravamo sentiti per telefono prima che partissi e sono bastate un paio di battute per capire che la lingua sarebbe stata il francese. Io me ne sono rallegrato perche' il francese, da qualche mese, ho ricominciato a studiarlo. Non ci sono ragioni precise, certo contribuisce un po' il fatto che il mio capo e' francese e che mia sorella lo parla col marito, ma soprattutto e' una lingua cosi bella e familiare!
All'aeroporto Francois mi ha riconosciuto subito perche' mi conosceva da alcune foto.
Sul taxi verso casa mi ha spiegato in breve la topografia di Damasco. La citta' e' addossata ad una collina, il Kassiun. La citta' vecchia, in pianura, e' divisa nel quartiere islamico e in quello cristiano, poi andando verso la collina c'e' la citta nuova e piu' ricca con i negozi eleganti e le macchine occidentali ed e' qui che vive anche Francois, accanto ad un negozio Kickers. Le case al margine della citta' nuova salgono sul pendio del Kassiun e sono di nuovo povere. Si estendono su una superficie molto vasta fino ad una strada orizzontale a qualche centinaio di metri dalla sommita'. Piu' su e' zona militare. Anche se il Kassiun non e' molto alto e' un punto di riferimento fondamentale a Damasco e sembra esercitare un certo fascino su Francois che lo osserva dalla finestra della cucina.

Nel mio primo giorno in Siria ho seguito Francois in un lungo tour della citta'. A Damasco si cammina con noncuranza in mezzo alla strada. I marciapiedi, mi dice Francois, sono sempre ingombri da qualcosa, perche' dunque fare lo sforzo di usarli?
Abbiamo attraversato il mercato di buon passo e siamo entrati nella moschea principale. La calma delle moschee nella confusione assordante di quello che le circonda e' fantastica. Francois mi ha spiegato le scadenze quotidiane della preghiera. Io, ingenuamente, pensavo che i musulmani si alzassero per pregare alle quattro del mattino, pare invece che possano restare a dormire e fare poi una preghiera compensativa nel corso della giornata. Abbiamo finito il nostro giro della citta' vecchia percorrendo la “via recta” che ancora oggi ricorda dei romani.


Sul Kassiun, lungo la strada che separa le case dalla zona militare, c'e' una fila di piccoli bar. Abbiamo deciso di andare li al tramonto, per vedere Damasco passare dal giorno alla notte. Sul paesaggio chiaro dei tetti a terrazza aleggia sempre una nuvola di smog e tra le case, in genere piccole, si notano i due grandi alberghi di lusso della citta', il “Cham Palace” con ristorante girevole all'ultimo piano e il nuovissimo “Four Seasons” o “forsaiso'ns”, come dice Francois.

Mentre beviamo Master-cola e fumiamo un narguile alla mela, il paesaggio si scurisce e si cominciano a vedere i neon verdi dei minareti. E' l'ora della preghiera della sera e le varie chiamate delle diverse moschee si mischiano insieme, un po' sfalzate nel tempo.

Piccolo diario siriano

Ho trascorso in Siria la seconda settimana di Febbraio. Devo ringraziare mia sorella e il suo amico Francois di questo piccolo viaggio. Devo anche ringraziare le pillole che mi hanno fatto dimenticare per qualche giorno un acuto dolore al piede destro.

Bridge the gap

Ho trascurato per molto tempo questo blog. Non voglio rimediare, ma ecco una lista delle novita' degli ultimi sette mesi:
1) Sono andato in gita in Belgio un week end con il mio gruppo. Tre giorni di passeggiate nel bosco, con i piedi a mollo nei ruscelli, su ponti tibetani.
2) Nuova casa: ora sono in periferia con tre colleghi. La compagnia, l'ampio soggiorno e il giardino fanno una grande differenza rispetto al quasi monolocale dei primi mesi.
3) Sono stato una settimana in Svezia ad un workshop tra ottica e biologia.
3) L'esame di licenza e' passato. E successo un sabato di dicembre, a Pisa.
4) Pomeriggio a sciare in artificiale. Freddo, pista e neve artificiali.
4) Ho pianificato cosa fare nel mio PhD, ma questa e' una affermazione eccessiva.
5) Infine sono stato in vacanza in Siria ed e' di questo che vi parlo nel seguito.