umberto_aquila

Sunday, February 25, 2007

Lunedi

I negozi

Ho venduto l'anima del mio cellulare ad una compagnia telefonica olandese. Per questo in Siria mi occorreva un altro apparecchio. Ho chiesto in un negozio di computer e' ho potuto assistere alla semplice mimica siriana del “no”: gli occhi si muovono leggermente verso l'alto, tutto qui.

Quando capito finalmente in un negozio che vende cellulari trovo un negoziante anziano che fa durare l'acquisto un'eternita' e mi lascia il suo biglietto da visita nel caso avessi dei problemi e volessi contattarlo. Oltre ad avere un nuovo telefono ora so che gli arabi non usano quelli che noi chiamiamo numeri arabi, usano invece, a quanto mi hanno detto, i numeri indiani. Io saro' ignorante ma il mondo e' quanto meno bizzarro.


Dopo aver visitato il museo archeologico di Damasco, dove ci sono reperti di Ebla, Ugarit, il primo alfabeto che si conosca e alcune splendide ceramiche mi perdo, non proprio intenzionalmente, per la citta'. Mi dico sempre che per visitare davvero un posto e non correre dei rischi bisogna avere un'aria disinvolta. Per questo non guardo la cartina e finisco in un quartiere di periferia.

Il commercio qui a Damasco e forse in molte citta' arabe e basato sull'avere merci diverse in strade o quartieri diversi. Ad un tratto, dopo essere passato davanti a dieci officine meccaniche mi sono ritrovato nel quartiere dove si vendono motori e macchine da cantiere. Ci sono sia sporche botteghe con vecchi motori di camion che ferramenta pulite ed eleganti piene di utensili scintillanti.


Anche nel mercato la frammentazione per categorie di merci e' ben marcata. Ci sono il negozio di nastri adesivi (di ogni tipo ma solo nastri adesivi), quello di corde e spaghi e quello dedicato al mondo delle molle.


Passeggiando tra le botteghe in una galleria di lamiere ancora bucate dalle mitragliatrici francesi di decenni orsono ho trovato altre cose che mi hanno sorpreso: gradi confezioni di imbottiture per il seno e i negozi di finti profumi di marca. Qui centinaia di bottigliette riportano in arabo nomi come Chanel o Davidoff. Basta aggiungere dell'alcol per ottenere il profumo alla giusta concentrazione e che importa, in fondo, la bottiglietta del designer?

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