Domenica
Francois
Francois ha la madre egiziana, ma e' francese ed un ottimo ospite. Nei miei primi tre giorni in Siria e' stato lui a prendersi cura di me. Ci eravamo sentiti per telefono prima che partissi e sono bastate un paio di battute per capire che la lingua sarebbe stata il francese. Io me ne sono rallegrato perche' il francese, da qualche mese, ho ricominciato a studiarlo. Non ci sono ragioni precise, certo contribuisce un po' il fatto che il mio capo e' francese e che mia sorella lo parla col marito, ma soprattutto e' una lingua cosi bella e familiare!
Francois ha la madre egiziana, ma e' francese ed un ottimo ospite. Nei miei primi tre giorni in Siria e' stato lui a prendersi cura di me. Ci eravamo sentiti per telefono prima che partissi e sono bastate un paio di battute per capire che la lingua sarebbe stata il francese. Io me ne sono rallegrato perche' il francese, da qualche mese, ho ricominciato a studiarlo. Non ci sono ragioni precise, certo contribuisce un po' il fatto che il mio capo e' francese e che mia sorella lo parla col marito, ma soprattutto e' una lingua cosi bella e familiare!
All'aeroporto Francois mi ha riconosciuto subito perche' mi conosceva da alcune foto.
Sul taxi verso casa mi ha spiegato in breve la topografia di Damasco. La citta' e' addossata ad una collina, il Kassiun. La citta' vecchia, in pianura, e' divisa nel quartiere islamico e in quello cristiano, poi andando verso la collina c'e' la citta nuova e piu' ricca con i negozi eleganti e le macchine occidentali ed e' qui che vive anche Francois, accanto ad un negozio Kickers. Le case al margine della citta' nuova salgono sul pendio del Kassiun e sono di nuovo povere. Si estendono su una superficie molto vasta fino ad una strada orizzontale a qualche centinaio di metri dalla sommita'. Piu' su e' zona militare. Anche se il Kassiun non e' molto alto e' un punto di riferimento fondamentale a Damasco e sembra esercitare un certo fascino su Francois che lo osserva dalla finestra della cucina.
Sul taxi verso casa mi ha spiegato in breve la topografia di Damasco. La citta' e' addossata ad una collina, il Kassiun. La citta' vecchia, in pianura, e' divisa nel quartiere islamico e in quello cristiano, poi andando verso la collina c'e' la citta nuova e piu' ricca con i negozi eleganti e le macchine occidentali ed e' qui che vive anche Francois, accanto ad un negozio Kickers. Le case al margine della citta' nuova salgono sul pendio del Kassiun e sono di nuovo povere. Si estendono su una superficie molto vasta fino ad una strada orizzontale a qualche centinaio di metri dalla sommita'. Piu' su e' zona militare. Anche se il Kassiun non e' molto alto e' un punto di riferimento fondamentale a Damasco e sembra esercitare un certo fascino su Francois che lo osserva dalla finestra della cucina.
Nel mio primo giorno in Siria ho seguito Francois in un lungo tour della citta'. A Damasco si cammina con noncuranza in mezzo alla strada. I marciapiedi, mi dice Francois, sono sempre ingombri da qualcosa, perche' dunque fare lo sforzo di usarli?
Abbiamo attraversato il mercato di buon passo e siamo entrati nella moschea principale. La calma delle moschee nella confusione assordante di quello che le circonda e' fantastica. Francois mi ha spiegato le scadenze quotidiane della preghiera. Io, ingenuamente, pensavo che i musulmani si alzassero per pregare alle quattro del mattino, pare invece che possano restare a dormire e fare poi una preghiera compensativa nel corso della giornata. Abbiamo finito il nostro giro della citta' vecchia percorrendo la “via recta” che ancora oggi ricorda dei romani.

Sul Kassiun, lungo la strada che separa le case dalla zona militare, c'e' una fila di piccoli bar. Abbiamo deciso di andare li al tramonto, per vedere Damasco passare dal giorno alla notte. Sul paesaggio chiaro dei tetti a terrazza aleggia sempre una nuvola di smog e tra le case, in genere piccole, si notano i due grandi alberghi di lusso della citta', il “Cham Palace” con ristorante girevole all'ultimo piano e il nuovissimo “Four Seasons” o “forsaiso'ns”, come dice Francois.
Mentre beviamo Master-cola e fumiamo un narguile alla mela, il paesaggio si scurisce e si cominciano a vedere i neon verdi dei minareti. E' l'ora della preghiera della sera e le varie chiamate delle diverse moschee si mischiano insieme, un po' sfalzate nel tempo.
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